---{ giovedì, marzo 28, 2002 }---

Non rido della morte.
Ma qualche volta ho sete
e chiedo un po' di vita,
a volte ho sete e ogni
giorno faccio domande e, come sempre
accade, non ottengo risposte
ma una sghignazzata profonda
e nera.

da Elegia di Javier Heraud (1942-1963)

[ maldestri tentativi per mantenere in piedi la maschera quotidiana ]

è una frase confusa che mi è venuta in mente ieri, e che comunque non ricordo neanche + bene.
il suo senso è che spesso noto diversi livelli, nella comunicazione. mi sembra spesso che il primo sia quello ineluttabile, sempre uguale per tutti, la credenza popolare, quello che è così punto e basta, quello che tutti accettano [ perchènonsipuòfarediversamente ].
poi viene quello che sei tu. diverso dai ruoli, dai rapporti, dalle convenzioni, dalle tradizioni imposte ogni giorno. è proprio svilente sapere che questi livelli rimarranno separati: anche se sei diverso ci sarà sempre una facciata da mostrare, e nelle discussioni le parti manterranno il loro punto di vista.
o erano forse discussioni inutili, cioè fatte con le persone sbagliate, quelle che ho intrattenuto poco prima di formulare questi pensieri?
di quelle in cui ti rendi conto subito dopo la prima affermazione che non ha + senso sostenere il resto del dialogo?


penso proprio di si.

---{ mercoledì, marzo 27, 2002 }---

deprimersi ___ non credere in se stessi ___ trovare delle scuse ___ stare fermi ad aspettare che qualcosa cambi ___ ingigantiscono un problema e soprattitto ne nascondono il vero senso.
a forza di lasciarmi andare finisce che ci credo davvero, e mi svaluto, mi svilisco, mi nego ogni possibilità di azione, di uscita "da" e di risoluzione "dei" problemi.

trascurando per giunta una serie di cose.

=== mi sono guardato intorno come se dovessi ricordarmi di respirare ===